Millenni di storia separano l'alba delle espressioni artistiche primitive dal tentativo di ritornare a un'espressione "primitivista": dall'influenza dei reperti tribali sulle avanguardie pittoriche europee al linguaggio non-significante delle performance di Meredith Monk, le rivoluzionarie correnti del Novecento hanno aperto la strada a una ricerca assai diversificata sulle possibili interazioni con la realtà al netto delle ingombranti sovrastrutture culturali del passato, risalendo a molto prima che fossero inventate la parola, la scrittura e la composizione.
Incidentalmente sono state le percussioni e gli strumenti a fiato le prime estensioni sonore dell'uomo: pietre, pelli, ossa consunte sono divenuti oggetti di produzione acustica senza alcun rimando a una dimensione che non fosse quella meramente fisica.
Attivo sin dai primi anni 80 - e vincitore del Prix Italia nel 1989 - lo strumentista e compositore Jim Denley riflette sull'elemento che modifica le forme in modo invisibile: l'aria, il vento, il soffio vitale capace di agire del tutto non visto, lentamente e senza sosta. È l'anima della Terra ad aver ispirato anche Celina Rokona, che ha dato voce alla musica di derivazione sciamanica delle isole Salomone esibendosi con solo due canne di bambù, al contempo percosse e soffiate.
A lei è dedicato il secondo dei lunghi assoli di "Cut Air", per flauto basso preparato: musica come agente atmosferico, materia presente ma inafferrabile, fremito e ruggito spontaneo di un'era in cui non esisteva discrimine tra natura e civiltà - così che, verosimilmente, anche i loro suoni risultavano indistinguibili.
Secondo la nostra attuale tassonomia, non esiteremmo a rintracciare affinità col minimalismo nell'iterazione regolare dei tasti battuti come forature sulla linea continua del soffio; ma, come detto, il monologo adescrittivo di Denley preesiste a tutto questo, inseguendo l'ecologia sonora senza tempo del maestro Salvatore Sciarrino, che nella sua vasta produzione per flauto solo ha operato con grande sensibilità una mimesi coi lessemi puri degli elementi incontaminati.
Ma il fascino della tradizione indigena maturato in patria australiana sembra aver inciso molto di più delle avanguardie jazz e "colte": se Denley pubblica oggi il suo primo disco interamente solista con l'etichetta Sofa è per il suo intrinseco non situarsi, forse l'unico tratto comune alle molte direzioni della sperimentazione contemporanea, che specialmente nella "terra di nessuno" norvegese trova ampio spazio per riscrivere da zero e far progredire la propria storia naturale del suono.