In questo che è il suo primo lavoro solista, il chitarrista norvegese Kim Myhr esplora le possibilità della chitarra a dodici corde. È lui stesso a fornire alcune coordinate, citando i primi lavori de Ligeti o Feldman cosi come la musica folk americana e al di là degli accostamenti dal sapore più o meno hipster une piccola riflessione in questo senso conferma quanto alcune esperienze novecentesche, pur dotate di natura e storia davvera antitetiche, trovino nella riflessione di molti musicisti creativi di oggi una lettura di affinità e sintesi che ne svela il mai sopito potenziale espressivo. Frutto di un lungo lavoro e in grado di spaziare da momenti di asciutta intimità come 'Descent' al gioco di armonici di 'Blinky', dallo sgocciolio quasi esotico di 'Leaping into Periphery' all'ostinazione delle pennate di §Weaving into Choir o 'Sleep Nothing, Eat Nothing (due cose che sarebbero potute piacere ai «gemelli diversi» Grubbs e O'Rourke quando marciavano insieme), per chiudersi con le solitudini quasi archaiche di 'Harbor me'. «All your limbs singing» è un disco che emoziona sin dal primissimo approccio, construito in modo splendido dal punto di vista compositivo sia interno ai singoli pezzi che complessivo. Il 2014 inizia davvero bene.