Carnage News

Ingar Zach, percussionista dall’animo armonico, dopo il suo successo del 2010 M.O.S., sforna questo album acustico dal titolo Le Stanze che nella sua semplicità presenta 4 capitoli. Gli strumenti di partenza sono le membrane, le superfici: possono essere le pelli dei tamburi, il metallo dei piatti, le texture delle bacchette. Zach gioca con tutti i timbri sonori e, di conseguenza, è estremamente duttile nei passaggi da un genere all’altro.

Si parte subito con una fuga di sottecchi, tra spazzole e attriti con il mistero de La bugia dello specchio, che, tra carezze e svolazzi, accentua colpi repentini, come l’incedere di una figura dal buio. L’orecchio deve essere teso; è la reazione richiesta: cercare i rumori tra le trame del silenzio e in cui l’ascolto risulta attivo. Le cose cambiano invece nella seconda traccia, Il battito del vichingo, divisa in due parti: la prima parte le campane suonano ritmicamente in un intreccio tribale che investe le orecchie in un crescendo continuo fino alla resa. Dalla seconda parte in poi, le campane risuonano lontane, con grandi ampiezze, intervalli lenti e lunghe code di armonici.
Anche in Inno all’oscurità, dal lento incedere nel buio si sviluppano droni dati dallo sfregamento su membrane capaci di generare atmosfere cupe e vitali. Così come in E’ solitudine, si mostra l’attitudine opposta: una pletora di interventi rumoristici in più stratificazioni che illuminano l’atmosfera entro cui si situa l’ascoltatore.

Le stanze sono capaci di accogliere, di coinvolgere, di far riflettere. Nulla di più vero, soprattutto nel caso in cui sia Ingar Zach a ritrarle nella loro essenza, nel loro respiro: Quante volte abbiamo pensato “se questi muri potessero parlare”, ebbene, Ingar Zach li ha fatti parlare.